Franz Kafka e Israele
nel centenario della sua morte
di Giovanna Canzano
3 giugno 2024
L’ebraismo di Franz Kafka, aspetto trascurato da tanti suoi
biografi recenti, è invece presente in ogni sua pagina dei diari. Un libro
pubblicato da Mondadori che, a vederlo fa paura a leggere per le numerose
pagine che contiene il volume. Ma, la sua lettura affascina, perché Franz non
lascia indietro nessuno, trascina il lettore nella sua vita, nei suoi pensieri
e nella sua Weltanschauung.
A cento anni dalla sua morte, il suo sogno di una Palestina
popolata dal popolo ebraico e diventato Stato di Israele, si è avverato nel
1948. Oggi, con la guerra in corso in quei territori gli ebrei stanno cerando
si affermare e consolidare la loro presenza in Israele. Lui che seguiva il
pensiero di Theodor Herzl, il suo sogno di uno Stato ebraico (pubblicato il 14
febbraio 1896), aveva dato al giovane Franz, uno spiraglio di una nazione
possibile.
Il 3 giugno 1924, Franz Kafka moriva in un sanatorio di
Kierling (Austria) dove era ricoverato da qualche settimana a causa della sua
tubercolosi.
Nei diari scopriamo l’amore che lui ha per le sue origini, la
sua storia, il suo popolo. Il teatro jidish, l’attore Loewi, le attrici che
parlavano nella lingua dei suoi nonni (jidish). Greta, la sua ultima compagna e
amica e complice della vita ebraica, lo accompagnerà nei suoi ultimi mesi di
vita che riuscirà a trascorrere in parte a Berlino, realizzando come ultimo
desiderio, di vivere in una realtà che gli era stato proibito o trascurata
negata dal padre (vedi ‘La lettera al padre’), un contatto con l’ebraismo che
lui aveva sempre sentito di avere nelle sue radici.
Altri frammenti dell’ebraismo di Franz Kafka, nel mio libro
pubblicato dalle edizioni Solfanelli 2024 dal titolo ‘Le radici ebraiche nel
pensiero di Franz Kafka’, con la prestigiosa prefazione di Ariel Toaff.
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